Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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della presenza genitoriale per la costruzione dell’inconscio, è quella di Christophe Dejours (2001). Quando il genitore attacca i processi di pensiero del bambino, la sua capacità di rimozione è annientata, dando luogo, secondo Dejours, ad un inconscio amenziale (senza pensiero) , privo della capacità di generare associazioni ed elaborazioni che caratterizza l’inconscio rimosso. Un’altra svolta riguardo alla connessione fra inconscio e rappresentazione è venuta dall’analista franco-canadese Scarfone (2016a, 2016b), che ha segnalato come l’inglese possegga due vocaboli: consciousness (coscienza) e awareness (consapevolezza). L’etimologia della parola awareness mostra che ware si riferisce al non perdere di vista qualcosa. L’ awareness sembra essere soltanto un primo passo verso la coscienza ( consciousness ), perché si può essere consapevoli di qualcosa pur non avendo ancora pienamente compreso a che cosa si riferisca questo qualcosa. Una coscienza piena richiede sia la consapevolezza ( awareness ) sia il significato di ciò di cui si è consapevoli. Ne consegue che si potrebbe affermare che essere coscienti significa poter usare, a parole o nelle azioni, ciò di cui si è consapevoli. Al contrario, “inconscio” sta a indicare ciò che risiede all’interno o all’esterno della consapevolezza ( awareness ), ma che non si può utilizzare intenzionalmente nei pensieri né nelle azioni. Un ulteriore campo di studio degli analisti francesi è la questione della temporalità che caratterizza l’inconscio. Pontalis (1999) ha descritto l’inconscio come “il tempo che non passa”. Nello stesso ambito, anche Green ha parlato delle temporalità multiple che dimorano nello stesso soggetto e in particolare degli “stati limite, di cui il conscio (non più solo l’inconscio) sembrava ignorare il tempo – giacché questi vivono in un eterno presente, incapaci di utilizzare la loro esperienza passata” (2001, p. 80). Un altro contributo su questo tema viene dal Canada francofono, dove Scarfone (2006, 2014a) ha sostenuto che la psicoanalisi non consiste nel focalizzarsi sul passato ma piuttosto sul “ impassé ” (non-passato) dell’individuo, un tempo attuale in cui ciò che accade è “ presentazione in luogo di rap-presentazione, atto (Agieren) in luogo di pensiero ” (Scarfone, 2006, p. 827, corsivo originale). III. E. Sviluppi e concettualizzazioni latino-americani La solida tradizione kleiniana della psicoanalisi latino-americana, facilitata dagli stretti contatti con il gruppo degli analisti kleiniani inglesi fin dai primi anni ’40 e dall’accesso precoce alle traduzioni dell’opera di Freud in spagnolo negli anni ’20 (Lopez-Ballesteros, 1923), ha prodotto delle concettualizzazioni dell’inconscio di vasta portata e particolarmente originali, quali la “logica dell’inconscio” e la “comunicazione inconscia”, la cui influenza si è estesa attraverso le tre diverse culture psicoanalitiche.

III. Ea. La logica dell’inconscio La comprensione della logica dell’inconscio è l’essenza della psicoanalisi, uno strumento fondamentale per lo psicoanalista in ogni momento del suo lavoro. È anche uno strumento

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