Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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La discussione in corso sulla natura dinamica dei primi imprinting impliciti non rimossi rimane una controversia persistente con implicazioni per la clinica. Una prospettiva (Clyman, 1991; Fonagy, 1999; BCPSG, 2007) considera gli imprinting più precoci come una codifica cognitivo procedurale dell’esperienza di “sé con l’altro”, analogamente al guidare una bicicletta. In questi termini strettamente procedurali, la riattualizzazione del transfert si verifica perché alcune caratteristiche della relazione analitica sono sufficientemente simili agli schemi operativi interni procedurali relazionali già definiti, cosicché il priming (l’avvio) -un processo automatico e immotivato- sollecita i modelli procedurali relazionali. Il cambiamento può essere raggiunto attraverso ‘momenti di incontro’, non necessariamente da interpretare. Sebbene nel paradigma dinamico di Shevrin le intenzioni e le aspettative inconsce, in aggiunta al contesto e alle richieste della situazione attuale, aiutino a determinare esattamente come e cosa sarà recuperato, “Il recupero non è mai semplicemente automatico e immotivato”. (Shevrin, 2002, p. 137; citazione tradotta per questa edizione N.d.T.). Shevrin ha proposto che le memorie procedurali, non essendo rimosse ne inconsciamente simbolizzate, non sono ancora intrinsecamente automatizzate, ma sono piuttosto soggette a modifiche transferali, dinamico- conflittuali, ogni volta che vengono recuperate. Questa visione è compatibile con i concetti dinamici di temporalità psichica e con la nozione freudiana di Nachträglichkeit, (posteriorità o après coup) e di ricordi di copertura. Essa è anche compatibile con gli approcci contemporanei- in senso ampio Freudiani o della Relazione Oggettuale (Bion, Winnicott) – agli enactment transferali, considerati pre-simbolici ma passibili di simbolizzazione, e dunque di interpretazione. (Ellman, 2008; Grotstein, 2014 comunicazione personale). La differenza tra le due interpretazioni delle scoperte delle neuroscienze sembra essere legata alla inclusione od esclusione dell’interazione dinamica nel mondo delle rappresentazioni interne, un elemento fondamentale della prospettiva psicoanalitica. Abbandonare la nostra visione tradizionale dell’inconscio come depositario delle esperienze rifiutate, ovviamente comporta un cambiamento significativo del ruolo dell’analista nella stanza di analisi. Interpretando l’attaccamento come la conseguenza comportamentale di relazioni d’oggetto internalizzate sotto l’influenza delle relazioni precoci madre-bebè, altri studi longitudinali contemporanei si sono posti l’obiettivo di cogliere il mondo delle prime rappresentazioni. Gli studi sulla Depressione Materna, sull’Attaccamento Sicuro dei bambini e sullo Sviluppo delle Rappresentazioni di Toth, Cicchetti, Rogosch e Sturge-Apple (2009), hanno portato alla conclusione che le rappresentazioni precoci negative dei genitori e del Sé si mantengono nel corso dello sviluppo e presumibilmente sono trasmesse a livello trans- generazionale. Ellman (2008, citando Freud 1915c) nota che le prime rappresentazioni sono codificate come rappresentazioni di cosa, senza un valore simbolico. Le attività sono prima associate ad un valore denotativo, in opposizione a quello connotativo (Cassirer, 1953; Langer, 1948). Sebbene non siano simbolizzate, le presentazioni di cosa possono agire come motivazione di base per reazioni conflittuali complesse. In questa cornice teorica, esse erano considerate in parte all’origine delle ripetizioni generalmente incorporate nelle formazioni di compromesso. Ancora da un’altra prospettiva, Weinstein (2007) vede gli effetti protratti delle relazioni di attaccamento non nella creazione di template (schemi) di ‘sé con gli altri’(Fonagy e Target, 2002), ma nell’impronta che lasciano sui sistemi di autoregolazione del bambino di

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