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organizzazioni o strutture che compongono il "campo fenomenico" (p. 54). Merleau-Ponty postulando tre tipi o ordini di campo (1942/ 1963 per contrastare la divisione dualistica tra materia o corpo ( res extensa ) e mente ( res cogitans ). Gli ordini fisico/vitale/umano, altrove indicati come umwelt/mitwelt/eigenwelt, sono campi interdipendenti che si compenetrano e mediano tra interiorità/connessione/esterno. In sostanza, torna al concetto di figura-sfondo: "Una figura su uno sfondo è il dato sensoriale più semplice che possiamo ottenere. ... [Questa è] la definizione stessa del fenomeno della percezione, quella senza la quale non si può dire che un fenomeno sia percezione. Il "qualcosa" percettivo si trova sempre nel "milieu" di qualcos'altro, forma sempre la parte di un campo" (p. 4; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T.). Le forme sono date in un contesto e, senza contesto, non abbiamo forma. Questo è vero per i sistemi fisici, ma Merleau-Ponty (1942/1963) afferma che i sistemi delle scienze naturali non sono il fondamento da cui partire per concettualizzare in maniera analoga la conoscenza di un campo fenomenico (p. 142). Sarebbe piuttosto la percezione stessa il fondamento; l'esperienza incarnata offre una struttura organizzativa a partire dalla quale scopriamo ed elaboriamo le leggi della natura, che, a sua volta, illumina la struttura. Oltre a enfatizzare l'interdipendenza strutturale tra forma e campo, questa prospettiva fa entrare il percepente all’interno del processo di creazione di ciò che viene percepito. Colui che percepisce fa parte del campo. L'oggetto dell'esperienza non è mai separato dal soggetto che la sperimenta. In altre parole, la percezione o l’esperienza è sempre situata. Ci troviamo in situazioni significative che noi plasmiamo, e che a loro volta ci plasmano. Merleau-Ponty ha offerto una definizione fenomenologica di struttura che prende il posto del termine "gestalt". La struttura viene vista come la relazione tra le componenti che costituiscono il tutto, dove tale relazione comprende il significato del fenomeno in questione. Il pensiero di Merleau-Ponty ha sempre subito il fascino della psicoanalisi. Merleau-Ponty (1960/1982) scrive: "L'accordo tra fenomenologia e psicoanalisi non dovrebbe consistere nel fatto che la fenomenologia dica chiaramente ciò che la psicoanalisi ha detto in modo oscuro. Al contrario, è a partire da ciò che la fenomenologia implica o svela come suo limite - il suo contenuto latente o inconscio- che essa può essere in sintonia con la psicoanalisi. ... La fenomenologia e la psicoanalisi non sono parallele; ancora meglio, mirano allo stesso contenuto latente " (p. 71; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T.). È interessante notare che egli ha usato il concetto di figura-sfondo (cioè il concetto di campo) per articolare la formulazione del processo inconscio. Per conoscere noi stessi, abbiamo bisogno di una certa distanza che non siamo in grado di prendere da soli. "La questione non è di un inconscio che ci gioca brutti scherzi; il problema della mistificazione deriva dal fatto che tutta la coscienza è coscienza privilegiata di una ‘figura’ e tende a dimenticare lo ‘sfondo’ senza il quale però non ha significato (cfr. teoria della Gestalt). Non conosciamo lo sfondo nonostante lo abitiamo. ... Affinché aumenti la conoscenza ... è necessario che ciò che era sfondo diventi figura" (Merleau-Ponty, 1964a, p. 113; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T). A questo punto del suo pensiero, Merleau-Ponty intendeva l'inconscio come se si trattasse di uno “sfondo invisibile” ai processi percettivi in cui non si riesce a distinguere tra figura e sfondo, un'incapacità cioè di riconoscere lo sfondo che rivela la figura e le conferisce un significato (Phillips, 1999, p. 71). Così, ad esempio, un'esperienza traumatica rimossa non viene percepita a causa
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