Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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inconsciamente ad affrontare la triangolarità. Quando si crea la possibilità, si verifica un cambiamento nella natura dell'enactment, come un tentativo di comunicare energicamente, con molta intensità, ciò che era rimasto nascosto all'analista, il quale sarà adesso in grado di liberarsi dalla collusione. Forse questo fa parte della ‘storia naturale’ del processo analitico con i pazienti narcisisti e borderline: una fase simbiotica (in cui si producono anche cambiamenti inconsci, ma mascherati dalla collusione), che ha bisogno di tempo per essere elaborata, creando gradualmente la possibilità di giungere ad un punto di ‘rottura’ . Questo evento (enactment acuto) è il segno che il processo di elaborazione è arrivato a un punto in cui è possibile correre il rischio di rendersi conto che l'analista è un terzo, un essere indipendente, non più un'estensione narcisistica del paziente. Così, nel processo analitico, si rivivono le prime fasi dello sviluppo di un individuo, con la possibilità che nuove esperienze sostituiscano le arcaiche esperienze genitoriali e ambientali negative per raggiungere una situazione edipica elaborabile. In questo contesto, gli enactment acuti sono conglomerati che includono evacuazioni, non- sogni che vengono sognati e sogni che regrediscono a non- sogni, e indicano rotture di antiche situazioni risalenti al primo sviluppo. Affinché il lavoro analitico proceda proficuamente, l'analista deve identificare e dare significato ad eventi accaduti molto tempo prima, consentendo loro l’accesso alla rappresentazione simbolica. (Vedi anche la voce ENACTMENT). (4) "Enactment Normali" e Campo Analitico Il processo analitico nel suo complesso può essere descritto come un continuum di enactment normali e patologici. L'analista cerca di trasformare i contenuti del mondo interno del paziente "messi in scena" attraverso l'interazione con quelli dell'analista stesso, utilizzando anche quei contenuti derivati dal suo controtransfert inconscio. In altre parole, l’analista si impegna volontariamente come co- partecipante agli enactment che si verificano costantemente nel setting analitico; cioè questo accade naturalmente, per il semplice fatto di essere l’analista. Il suo ruolo è quello di identificare in anticipo i continui enactment e smantellarli man mano che si procede. La maggior parte di questi enactment derivano da identificazioni proiettive realistiche e si verificano congiuntamente alla comunicazione verbale simbolica: sono quelli che Cassorla chiama "enactments normali" (2001). Gli enactment normali si verificano su un continuum e l'analista usa i suoi interventi per smantellarli. A questi si contrappongono gli "enactment patologici", che derivano da identificazioni proiettive massicce e sono più difficili da evitare o smantellare. Essi possono essere classificati in: acuti, quando appaiono con grande intensità, mobilitando la diade analitica in modo violento e, una volta compresi, durano solo pochi istanti; oppure cronici, quando si prolungano in una collusione che richiede un certo tempo per essere identificata o porta a un'impasse che non può essere risolta. Paragonando le idee di Cassorla sugli enactment normali con quanto scritto da Barangers et al. (1983) sul processo psicoanalitico (e sul non- processo) nel campo, "C'è processo a patto che i bastioni vengono individuati e distrutti" (p. 13; citazione tradotta per questa edizione, N.d.T.). Ne consegue che quando i bastioni prendono il controllo del campo, cessa del tutto l’esistenza di un processo psicoanalitico. Questa può essere vista come la conferma che i bastioni e gli "enactment cronici" sono aspetti di fatti clinici simili.

(5) Setting e Campo Analitico Cassorla (2017) distingue il setting e il campo analitico. Il setting comprende alcuni aspetti del campo analitico, ma non la sua complessità. Cassorla considera il setting mentale più importante del

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