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segnala i pericoli collegati con la perdita dell’oggetto, la perdita dell’amore dell’oggetto, la castrazione e la perdita dell’accettazione interiore di sé/“amore del Super-io”. Il segnale di angoscia innesca le difese, tenendo lontani pericoli e ostacoli: “In base alla concezione precedente, veniva spontaneo considerare la libido del moto pulsionale rimosso come la fonte dell ’ angoscia; in base alla nuova concezione una parte molto maggiore in questa angoscia doveva averla l ’ Io” (Freud, 1926, p. 307). L’Io ha così assunto il ruolo di agente che dirige la psiche, gestisce il conflitto, compone il compromesso. Nei suoi ultimi scritti sull’argomento, Freud (1940) ha ipotizzato uno sviluppo autonomo dell’Io. Il modello strutturale non è comparso improvvisamente e non ha neppure interamente sostituito il modello topico. Gli elementi della teoria strutturale sono stati formulati con gradualità e anticipati molto prima del 1923. Inoltre, Freud è ritornato spesso alle spiegazioni topiche di alcuni fenomeni. Resta, ora, da portare avanti il compito (Grey 1982, 1994; Bush 1992, 1993, 1999; Paniagua 2008, 2014) di sviluppare una teoria robusta che proponga collegamenti chiari tra le due teorie dell’angoscia, per esempio ‘la teoria unitaria dell’angoscia’ (Rangell, 1969a, b), o la seria applicazione dei principi della Psicologia dell’Io nella tecnica psicoanalitica, come quello di ‘analizzare delle difese’ anziché combatterle o ‘superarle’. III Aa. I diversi orientamenti dei primi studi della Psicologia dell’Io L’ultima teoria di Freud sull’Io, considerato come un ente esecutore (agency) attivo nella mente, ha portato ad investigare successivamente sui vari ruoli dell’Io nel funzionamento psichico, nello sviluppo, nella psicopatologia e nel trattamento, definendo i diversi orientamenti della prima ‘Psicologia dell’Io’ Paul Federn (1926), a Vienna, ha teorizzato l’esistenza di un confine dell’Io tra l’Io e la rappresentazione dell’oggetto ed ha mantenuto, nel termine da lui coniato “ sentimento dell’Io ”, la soggettività contenuta nel concetto freudiano di ‘io/‘Ich’. Malgrado le differenze terminologiche e concettuali con la ‘Psicologia dell’Io classica’ dominante a New York dove era immigrato, i contributi di Federn enfatizzano che nelle psicosi , con la derealizzazione e la depersonalizzazione, i sentimenti dell’Io vengono gradualmente persi, per esempio un certo tipo di investimento narcisistico sull’Io è ridotto. Ciò accade non solo quando i sentimenti del soggetto subiscono forme di alienazione, ma anche quando l’alienazione colpisce il mondo dell’oggetto (Jacobson 1954). Herman Nunberg (1931), a Vienna, ha descritto la funzione sintetica dell’Io , che a New York è stata approfondita con l’esplorazione dei concetti di forza e debolezza dell’Io (1941). In collaborazione con Ernst Federn, il figlio più giovane di Paul Federn, ha curato la pubblicazione delle “Minutes of the Vienna Psychoanalytic Society” (Minute della Società Psicoanalitica di Vienna) dal 1906 al 1918 (Nunberg e Federn, 1962-1975). Sono state pubblicate anche le sue conferenze all’Istituto Psicoanalitico di Vienna, con la prefazione di Freud (Nunberg, 1932/1955).
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