Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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Comunque, se nei primi tre anni di vita le condizioni evolutive consentono la tolleranza dell’ambivalenza, della combinazione di relazioni emotive positive e negative con gli stessi oggetti esterni, il bambino può sviluppare un senso di sé integrato (un ‘sé normale’, il concetto di un sé realistico) e la capacità di una visione integrata degli altri significativi. In questa prospettiva, la realizzazione della costanza del sé e dell’oggetto permette la formazione dell’identità dell’Io. La strutturazione interna risultante delimita l’Es, e dà luogo a un Io capace di funzioni sublimatorie, consentendo l’espressione adattiva dei bisogni emozionali riguardanti la sessualità, la dipendenza, l’autonomia e l’affermazione aggressiva/assertiva del sé. Le relazioni oggettuali interiorizzate che includono le richieste e le proibizioni etiche trasmesse nel corso delle prime interazioni del bambino col suo ambiente psicosociale vengono integrate nel Super-io. Questo livello più integrato (nevrotico, ‘normale’) dell’organizzazione della personalità rende possibili i conflitti intersistemici intrapsichici fra le tre istanze dell’Es, Io e Super-io (conflitti pulsione-difesa). In questa prospettiva, la modalità di difesa predominante è la rimozione. La recente elaborazione integrativa, da parte di Kernberg, della teoria delle relazioni oggettuali ha molte implicazioni nel far fronte alle complessità dello sviluppo della prima infanzia e alle conseguenti patologie del sé, postulando un ‘proto-sé’ omeostatico che può svilupparsi in un ‘sé nucleare’ in grado di posizionarsi nello spazio e nel tempo. Il concetto più maturo, continuativo e stabile del sé include la memoria autobiografica, la capacità di anticipazione, il ‘sé linguistico’, il ‘sé mentale’ e il ‘sé sociale’ (Kernberg, 2015). Nei suoi recenti sforzi di correlare la teoria psicoanalitica delle relazioni oggettuali con le neuroscienze affettive, Kernberg (2015) dà conferma di come l’attuale ricerca delle neuroscienze affettive evolutive (Gergely e Unoka 2008) riguardo a varie strutture, circuiti e neurotrasmettitori cerebrali, supporti le ipotesi psicoanalitiche sulla graduale interiorizzazione di rappresentazioni separate (oggetto-sé ‘buono’ e ‘cattivo’), ove la più piena integrazione risulta possibile solo ai più alti livelli corticali. Nella concettualizzazione attuale di Kernberg (2015, 2016) vengono differenziate due fasi nei processi di mentalizzazione: una prima fase, in cui la comprensione di uno stato affettivo presente si sviluppa in termini di una relazione oggettuale immediata; e una fase successiva, connessa con il background dell’esperienza del sé e dell’esperienza degli altri, che contestualizza l’immediato presente alla luce del passato riflesso nel sé. Arnold Modell Nel corso degli ultimi 50 anni, Arnold Modell (1968, 1984, 1990, 1993, 2003, 2007)si è impegnato nello sforzo di definire la natura paradossale del sé, inteso sia come prodotto contingente di una continua evoluzione, sia come nucleo durevole. Attraverso Winnicott e le Relazioni Oggettuali, questa ricerca ha portato Modell dalla teoria freudiana all’intersoggettività e alle neuroscienze. Modell è stato uno dei primi analisti statunitensi che hanno cercato di accogliere il pensiero, e l’interesse clinico di Winnicott, sulla nascita del sé attraverso il rispecchiamento e

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