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V. CONCETTI COLLEGATI
Il modello Contenitore/Contenuto ha generato parallelismi con altre teorizzazioni che concepiscono la mente come “spazio”, e che si focalizzano sulla necessità di interiorizzare una funzione materna nell’ottica di sviluppare la capacità di pensare/simbolizzare/mentalizzare. Il concetto di Contenimento dovrebbe essere distinto dal concetto di Holding (Winnicott,1960). L'oggetto contenitivo dell’holding costituisce soltanto un oggetto ambientale, il cui significato è determinato dal bambino o dall'analizzando; mentre l’oggetto contenitore (nel contenimento bioniano) costituisce un oggetto la cui valenza equivale a quella dell’oggetto contenente (contenitore) e il suo ‘liege’ ‘feudatario/ liege’ (il suo legame con l’oggetto da contenere). Il concetto winnicottiano di Holding, riguardo all’aspetto del contenimento, veicola l’idea che non si può comprendere un neonato indipendentemente dalla madre, e che l’interiorizzazione della funzione materna di ‘holding’ è necessaria per lo sviluppo mentale. Tuttavia il termine holding è molto più ampio e comprende sia una sensibilità psichica aumentata nei riguardi dei bisogni del neonato, sia un holding fisico e una disponibilità totale dell’ambiente (Winnicott, 1960). D’altro canto, il concetto di Contenimento implica un coinvolgimento intrapsichico più attivo da parte dell’oggetto materno, cosa che dipende maggiormente dalla sua personalità. Esther Bick (1968), Donald Meltzer (1975) e più tardi Didier Anzieu (1989), in modi leggermente differenti, elaborano il concetto di un Io-pelle che ha una funzione di contenimento. André Green in cui si ritiene (1999) sottolinea la necessità di un’allucinazione negativa della funzione materna per poter creare uno spazio interno adatto alla simbolizzazione. Questi ultimi concetti sono differenti da quelli bioniani, poiché richiamano l’attenzione anche su stati mentali per i quali si assume che non si è ancora costituito uno spazio psichico, e si riferiscono anche ad altri modi primitivi di relazione (precedenti all’identificazione proiettiva) come l’identificazione primaria e adesiva. Nella psicoanalisi contemporanea, Ofra Eshel espone in un libro del 2019 la sua vasta esperienza di un approccio evocativo in cui due concetti fondamentali di Bion (contenitore/contenuto, ed essere tutt’uno con O) convergono con le idee di Winnicott sulla centralità dell’essere. L’analista, attraverso la sua capacità di essere radicalmente aperto all’ignoto e all’impensabile, modifica la capacità dell’analizzando di contenere esperienze che da solo non era in grado di tollerare. Questo approccio sottolinea la dimensione ontologico-esperienziale della psicoanalisi. Si concentra teoricamente e clinicamente sulle esperienze ontologiche dell'unità (oneness) psicoanalitica, muovendosi attraverso fasi dell’ ‘essere presente’/ esserci (‘ presencing’- being- there) dell'analista e la conseguente interconnessione analizzando-analista o ‘l’ essere con’ – due in unità ( ‘withnessing’- two-in-oneness), che può approfondirsi nell’ “essere-all’unisono” ( at-one-ment) con la realtà psichica più intima e incomunicabile del paziente.
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