Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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(2003) postula una ‘funzione trasformativa dell’Io’, concetto che rappresenta uno dei possibili collegamenti tra la Psicologia dell’Io Contemporanea e la funzione alfa di Bion (vedi anche la voce separata PSICOLOGIA DELL’IO). In un altro esempio di apparente avvicinamento teorico il nordamericano Fred Busch ( 2013), esponente di questa corrente, segna un passaggio paradigmatico dal concetto di eliminazione della rimozione a quello di trasformazione, affermando quasi allo stesso modo di Rocha Barros che con lo sviluppo di una propria mente psicoanalitica il paziente acquisisce la capacità di spostare l'inevitabilità dell'azione nella possibilità della riflessione. Il suo metodo di ‘lavorare all’interno del transfert’ ruota attorno a ciò che Ogden chiamava ‘ pensare il pensiero ’. La tesi di fondo nella creazione di una mente psicoanalitica è che ciò che si ottiene in una terapia psicoanalitica abbastanza riuscita è un modo di conoscere, e non semplicemente un conoscere. La trasformazione delle parole intese come azioni in pensiero simbolico e rappresentazionale fa parte dell'aiutare l'analizzando a sviluppare una mente psicoanalitica come espansione della capacità di giocare con i pensieri, che dipende dalla loro rappresentabilità. Cioè, invece di cercare principalmente ricordi sepolti, si tenta di trasformarein idee rappresentabili ciò che è per così dire sottorappresentato. Il movimento va dal preconcettuale (concreto) e preoperativo al rappresentato simbolicamente. Pertanto, prima che qualsiasi significato possa essere interpretato, il meccanismo e il contenuto psichico (cioè conflitto, difesa, autoriparazione, oggetti interiorizzati, ecc.) dovranno essere rappresentati verbalmente in un modo che conduca alla simbolizzazione. Parole e pensieri hanno la funzione di segni efficienti e strutturanti per ciò che è significato. I punti di concordanza di Busch con Rocha Barros lasciano aperto il problema di quanto Busch si affidi al modello Contenitore- Contenuto per spiegare l’emergere della riflessività. Nel complesso, tuttavia, l’emergere di questa prospettiva avvicina la Psicologia dell’Io ad aspetti del lavoro di André Green, Betty Joseph, Antonino Ferro, e di altri. Facendo riferimento alla Psicologia dell’Io di Loewald, che integra la Teoria pulsionale di Freud con quella delle Relazioni Oggettuali, Busch (2016) esamina molte dimensioni del lavoro da fare per ampliare la ‘capacità di contenimento dell’Io’ nell’ampio spettro delle patologie, pur se in modi differenti. Nei disturbi caratteriali da nevrotici a moderatamente gravi, gli analisti tentano di trasformare i pensieri in significato; nei disturbi caratteriali più gravi, cercano di trasformare in pensieri il ‘language action’ e gli stati affettivi non modulati (Busch, 2013). Il movimento va dal linguaggio dell'azione al linguaggio della comunicazione (inconscia e conscia). Sebbene i metodi utilizzati per contenere gli stati più primitivi (sia nel paziente che nell'analista) siano più frequenti (e difficili) all’interno della patologia caratteriale grave, essi si applicano anche nel lavoro analitico con pazienti nevrotici. Qui Busch segue e sviluppa ulteriormente il lavoro di Loewald (1975) sulla “language action all’interno del campo di forza del transfert” (ibid, p. 293), servendo allo scopo dei re- enactments. Questo approccio concorda anche con il modo in cui André Green (2000) identifica sia il ruolo del contenimento che quello della costruzione delle rappresentazioni, laddove Bush afferma: “Costruendo uno spazio analitico in cui la libera associazione e l'ascolto psicoanalitico sono possibili, l'analista può dar voce e collegare idee precedentemente

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