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attualmente si guarda più comunemente al controtransfert come a un enactment (Harris, 2005. Vedi anche la voce ENACTMENT). Riflettendo sugli aspetti ripetitivi e compulsivi del controtransfert, Smith (2000) propone che il controtransfert possa (anche simultaneamente) sia ritardare che accrescere il progresso analitico. Qui Smith sta facendo per il controtransfert ciò che Freud fece per il transfert, cioè mostrare che probabilmente esso rappresenta sia una resistenza che un motore di cambiamento. Come in ogni coazione a ripetere, vi è simultaneamente sia un impulso alla salute che alla malattia . Apprey (1993, 2010, 2014) estende il concetto di responsività di ruolo (Sandler) indotta dal controtransfert “per affrontare le implorazioni, le richieste e tutte quelle sollecitazioni nel continuum transferale-controtransferale che appaiono mosse dai desideri inconsci volti a ripetere o a capovolgere nello spazio pubblico del setting clinico presente tutte le rimostranze accumulate nella propria storia” (comunicazione personale a Papiasvili, 2014; citazione tradotta per questa edizione N.d.T.). In quella che lui considera un’estensione ed un utilizzo del concetto caratteristici della attuale psicoanalisi nord-americana, Apprey specificamente contemporanea dell’uso del concetto, Apprey - che appartiene al gruppo dei Freudiani Contemporanei - supera le complessità dell’identificazione proiettiva, degli enactments e della responsività di ruolo, e descrive l’analista che si cala in tale responsività come colui che è in grado di “ potenziare l’emancipazione psichica … dagli oggetti interni distruttivi ed oppressivi” che intrusivamente tormentano e violano il paziente dall’interno. Freedman, Lasky e Webster (2009), all’interno di una matrice intersoggettiva , presentano una complessa combinazione di concetti freudiani, lacaniani e winnicottiani relativi alla simbolizzazione e alla triangolazione, compiendo al tempo stesso una distinzione tra i cosiddetti controtransfert ordinari e straordinari : i controtransfert ordinari sono rotture transitorie, e i controtransfert straordinari sono impasse, intollerabili per l’analista a tal punto che devono essere mantenuti fuori dalla sua consapevolezza. La teoria lacaniana del controtransfert visto attraverso la “lente del desiderio” (Lacan, 1966) qui si inserisce nella cornice winnicottiana del “processo analitico sufficientemente buono” e del suo “potenziale breakdown” (Winnicott, 1972; 1974). III. B. Teoria del campo e prospettive correlate Anticipato clinicamente da Ferenczi e da Sullivan (1953, 1964), e influenzato dallo sviluppo delle teorie delle relazioni oggettuali, il concetto di “ campo ” è entrato in modo prominente nella discussione sul controtransfert. Tale concetto ha le sue radici nella fenomenologia di Merleau-Ponty (1945) e nella teoria del campo dinamico, neo-gestaltica e sociopsicologica di Kurt Lewin (1947) (diffusa in Europa e Nord-America). Gli psicoanalisti (in particolare in America Latina e in Italia, e in minor grado anche negli Stati Uniti) hanno attinto a questa prospettiva per vedere il setting analitico come un insieme integrato con ogni aspetto della situazione intimamente correlato con tutti gli altri. In questo sistema, il controtransfert è un elemento inevitabile della rete delle esperienze che si intessono in un
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