Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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del paziente nella seduta analitica. Il sogno condiviso è svelato all’analista dalla sua rêverie. Nel concetto bioniano sviluppato da Odgen, la rêverie esprime l’inconscio . Durante un sogno condiviso le rêverie saranno condivise; si parte da una comunicazione inconscia, che diventa conscia una volta che sia stata elaborata dalla diade. In continenti separati e indipendentemente dagli autori dell’America Latina, è stato sviluppato il concetto di terzo analitico Inizialmente è stato formulato da Green nel 1975, che nel 2008 lo ha descritto così: “L’oggetto analitico non è né interno (all’analizzando o all’analista) né esterno (all’uno o all’altro), ma tra di loro”. (Green 2008, p.231; citazione tradotta per questa edizione N.d.T., traduzione portoghese di Avzaradel). Nell’oggetto analitico di Green è evidente l’ispirazione winnicottiana, come lo è nel postulato di Thomas Odgen relativo al terzo analitico . L’affermazione di Winnicott: “Non esiste una cosa chiamata bambino…ovvero ogni volta che si trova un bambino, si trova una madre che se ne prende cura” (Winnicott 1960, p. 286; citazione tradotta per questa edizione N.d.T.) ispirerà Odgen per cui non esiste un paziente analitico senza l’analista. L’autore utilizza anche la nozione winnicottiana di spazio potenziale , come precursore della sua visione spazio intersoggettivo . “L’analista cerca di riconoscere, comprendere e simbolizzare verbalmente per se stesso e per l’analizzando la natura specifica momento per momento dell’interazione tra l’esperienza soggettiva dell’analista e quella dell’analizzando, e l’esperienza intersoggettiva generata dalla coppia analitica (l’esperienza del terzo analitico)…è giusto dire che il pensiero psicoanalitico contemporaneo è approdato ad un punto dove non è più possibile parlare semplicemente di analista e analizzando come soggetti separati che si considerano reciprocamente come oggetti” (Odgen 1994, p.3; citazione tradotta per questa edizione N.d.T.). Prendendo spunto dall’idea di Bion, Odgen suggerisce una trasformazione della teoria dei sogni utilizzando il concetto di rêverie come uno strumento importante. Odgen (2007) riferendosi a Sandler scrive più avanti “Dove c’è un lavoro onirico inconscio, c’è anche un lavoro di comprensione inconscia” (p. 40; citazione tradotta per questa edizione N.d.T.). C’è un eco indietro che rimanda alla posizione di Grotstein “Dove c’è un sognatore inconscio che sogna il sogno, c’è anche un sognatore inconscio che comprende il sogno” (Grotstein, 2000, p.5; citazione tradotta per questa edizione N.d.T.) Da questo momento in poi gli sviluppi in questa direzione sono stati portati avanti da molti autori, tra cui Levine (2013), Groststein (2000, 2005), Brown (2011), Cassorla (2013) and Ogden (1994, 2005). Un autore che ha approfondito questa idea è Civitarese nel suo libro “Il sogno necessario” (2014). Egli scrive “In questo modo il paradigma del sogno finisce per rivestire un ruolo ancora più centrale che nella teoria classica. Inteso come il frutto della comunicazione da inconscio a inconscio, lo ascoltiamo come una produzione intersoggettiva. Leggiamo ogni seduta come se fosse un lungo sogno condiviso e concepiamo tutta l’analisi come un interscambio di rêverie”(pag.) Le attuali conoscenze relative alla comunicazione inconscia aprono ovunque ampie prospettive per ulteriori ricerche psicoanalitiche , incluso il recente interesse per la concettualizzazione dell’ inter-psichico’ , definito come “..un livello funzionale, pre-soggettivo dove due persone possono scambiarsi contenuti interni ed esperienze in un modo condiviso, attraverso l’uso di una “normale” identificazione proiettiva comunicativa” (Bolognini, 2016 p 110; p 257)

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