Dizionario Enciclopedico di Psicoanalisi dell'IPA

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I filosofi francesi in particolare considerarono la formulazione psicoanalitica freudiana della metapsicologia dell’inconscio come una nuova proposizione radicale riguardo al soggetto: Con il concetto di inconscio dinamico si fa strada l’idea che soggetto umano è molto di più della coscienza (esso contiene la coscienza, ma non è limitato ad essa), un soggetto che concentra in sé stesso forze creative decentrate. Tuttavia gli scopi in comune sono perseguiti mediante mezzi diversi: l’intenso dialogo tra filosofia e psicoanalisi è caratterizzato non solo da complicità ed ammirazione, ma anche da rivalità e competizione. Una tale dialogo sfaccettato e stratificato prolifera in molti orientamenti psicoanalitici in tutti i continenti e in tutte le culture psicoanalitiche. La forma che esso prende è spesso forgiata dalle problematiche riguardanti la traducibilità del termine e il suo significato. II. B. Terminologia originale di Freud e traducibilità del termine ‘Sé’: la prospettiva nordamericana e quella europea È stato osservato da una varietà di prospettive (Gammelgaard, 2003; Kelen, 1990; Kernberg, 1982; Laplanche e Pontalis, 1967; Kohut, 1971; Winnicott, 1960; Grinberg 1966) che l’introduzione e l’ulteriore sviluppo del concetto di sé in psicoanalisi possono essere ricondotti allo sviluppo concettuale, alla complessità terminologica e all’ambiguità che circondano l’‘Io’ / ‘ego’. Pur rappresentando una tradizione consolidata in filosofia e in psichiatria quella di tradurre il termine tedesco Ich con Ego (Meynert 1885; Solms 2019), alcuni autori psicoanalitici hanno messo in discussione l’utilità in ambito psicoanalitico di questa prassi - a cui peraltro si sono attenuti la Standard Edition di Strachey e il Glossary Committee (James e Alix Strachey, Anna Freud, Ernest Jones e Joan Riviere) - soprattutto in considerazione della complessità e dell’ambiguità dell’Ich freudiano. Freud usò il termine Ich – “Io”, che Strachey ha tradotto con “ego”, sia per riferirsi a una struttura mentale ed un’istanza psichica, sia per riferirsi al più personale e soggettivo “sé” esperienziale. Di conseguenza, egli non ha mai separato l’“ego” metapsicologico dal “sé” esperienziale. Alcuni autori contemporanei che hanno fatto una comparazione fra il testo tedesco originale e la traduzione di Strachey (Kernberg, 1982; Laplanche e Pontalis, 1967; Gammelgaard, 2003) considerano questa ambiguità del concetto freudiano di “Ich” una forza piuttosto che una debolezza, in quanto essa esprime la ricchezza della tensione interna fra le proprietà soggettive-esperienziali e quelle autoriflessive-oggettivanti del concetto dell’Ich/Io. Secondo loro, lo spostamento dal termine “Ich” al termine “ego” effettuato da Strachey denota lo sforzo di dare maggiore coerenza al concetto, ma a spese della terminologia freudiana: va perso l’aspetto dualistico del concetto di Io.

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