Uninews TorVergata #Zero

Al via la newsletter di Ateneo

Novembre 2023 N° 0

UNINEWS TORVERGATA

#ZERO Al via la newsletter di Ateneo

ToVità

Green Societies

World Campus

LabDoc

Botani Campus

#ZERO SOMMARIO

Saluti del Magnifico Rettore

In apertura di Lucia Ceci

Quel gran mistero del tempo zero di Amedeo Balbi

Hikikomori a sesso zero di Andrea Sansone

Zero in condotta? di Carlo Cappa e Francesco Fabbro

Se siamo a zero, abbiamo vinto di Cristina Cornaro, Marcello Petitta e Andrea Volterrani

Lo smart contract: attenzione allo 'zero' giuridico! di Benedetta Sirgiovanni

Obiettivo Zero: diffondere il messaggio dell'Agenda 2030 di Gloria Fiorani e Chiara Di Gerio

LE RUBRICHE

ToVità Green Societies World Campus

LabDoc

BotaniCampus

Direttrice responsabile Lucia Ceci

Progetto grafico Adriana Escobar Rios

UNINEWS TORVERGATA Contatti: uninews@uniroma2.it Web: https://n9.cl/uninewstv

Photo editor Riccardo Pierluigi

Web Scilla Gentili

Redazione Alice Aldi, Valentina Alvaro, Pierpaolo Basso, Maria Rosaria D’Ascenzo, Adriana Escobar Rios, Francesco Fabbro, Scilla Gentili, Emanuela Liburdi, Federica Lorini, Florinda Magliulo, Andrea Romano, Andrea Sansone, Sabina Simeone, Marco Tirone, Chiara Tranquilli, Chiara Venturini

Chiuso in redazione: 13 novembre 2023

Saluti del Magnifico Rettore

Nathan Levialdi Ghiron

Saluto con particolare soddisfazione e orgoglio il primo numero della Newsletter dell’Università di Roma Tor Vergata, che arricchisce il piano comunicativo del nostro Ateneo grazie all’opera attenta e costante della Prorettrice Lucia Ceci e del suo gruppo di lavoro. È questa la strada per superare la frammentazione e l’episodicità della narrazione delle attività che riguardano la comunità accademica a vantaggio di una divulgazione coordinata e aggiornata, capace di dar conto dei risultati conseguiti, di rendere solida e riconoscibile l’identità di Ateneo, di dare spazio alle nostre e vostre speranze e ambizioni. Sono certo che questo strumento comunicativo, rivolto indistintamente a tutte le componenti universitarie e a cui nelle prossime settimane si aggiungerà la Radio di Ateneo, contribuirà ad assicurare maggiore consapevolezza delle politiche istituzionali, a favorire il senso di appartenenza alla nostra comunità promuovendo il confronto e le relazioni espressive interne ed esterne.

In apertura

di Lucia Ceci*

Esce oggi il primo numero di Uninews TorVergata . La Newsletter è espressione di un progetto collettivo e nasce fondamentalmente da un’esigenza di conoscenza: conoscere, conoscerci, far conoscere temi scientifici, iniziative di terza missione, attività formative che vedono come protagonisti studentesse e studenti, docenti, personale amministrativo. Il nostro Ateneo ha ora diversi strumenti di comunicazione e ai siti istituzionali ha affiancato una presenza sempre più efficace sui social media, che si è tradotta in un aumento significativo delle visite e delle visualizzazioni.

Si tratta in molti casi di comunicazioni che devono essere necessariamente veloci: informazioni o notizie da diffondere rapidamente, eventi specifici o specifici risultati di ricerca, momenti della ricca e variegata quotidianità universitaria. Abbiamo avvertito l’esigenza di costruire anche altri canali: la Radio di Ateneo (Uniradio TorVergata) , su cui troverete dettagli nelle pagine interne, e una Newsletter che consentisse una comunicazione più meditata, che permettesse di approfondire risultati scientifici, attività, cantieri aperti, opportunità. Di qui la costituzione di un

*Prorettrice alla Comunicazione e Direttrice responsabile - lucia.ceci@uniroma2.it

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gruppo redazionale che raccogliesse le diverse anime dell’Ateneo in termini di figure professionali e di macroaree. Di qui anche la scelta di una periodicità bimestrale. Uninews TorVergata si rivolge a tutta la Comunità accademica (corpo docente, studentesse e studenti, personale amministrativo), ma ha anche l’ambizione di raggiungere lettori e lettrici all’esterno dell’Università (stakeholders, stampa, mondo della scuola, istituzioni).

Ogni numero ha un focus tematico, costruito grazie a contributi provenienti dalle sei macroaree, e alcune rubriche: ToVità (news interessanti o curiose per studentesse e studenti), Green Societies (ricerche connesse alla transizione green e condotte da giovani ricercatori e ricercatrici), World Campus (sulle attività internazionali dell’Ateneo), LabDoc (in cui un PhD student racconta la propria ricerca a partire dal laboratorio in cui lavora), un omaggio fotografico del nostro Orto botanico legato al focus del numero. Come redazione abbiamo discusso se a questioni come l’inclusione, l’internazionalizzazione, la sostenibilità dovessero essere dedicate specifiche rubriche e abbiamo alla fine concordato sul fatto che sarebbe stato riduttivo: tutta la Newsletter, come l’Ateneo, ha l’ambizione di essere inclusiva, internazionale, sostenibile. Per partire avevamo inizialmente immaginato di realizzare un numero di prova a uso interno, un "numero 0", dedicato proprio allo Zero. Via via che si costruiva, il numero ha assunto una forma che ci ha convinto pienamente. Per questo abbiamo preferito non tenerlo solo per noi. Questa nostra prima uscita coincide con giorni particolarmente drammatici, mentre in Medio Oriente si consuma una delle crisi più gravi e sanguinose. Una crisi che non ci lascia insensibili, come Comunità accademica immersa nel proprio tempo, e rispetto alla quale invochiamo un forte messaggio di pace insieme a tutti gli Atenei italiani. Lo abbiamo fatto attraverso i nostri canali di informazione e comunicazione istituzionale. Vogliamo ribadirlo anche qui, ricordando l’obbligo e la fatica di costruire la pace mentre celebriamo l’inizio dell’anno accademico 2023-2024 e la posa della prima pietra per la costruzione del nuovo Polo didattico.

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QUEL GRAN MISTERO DEL TEMPO ZERO

di Amedeo Balbi*

diventa più grave quando si allontana da noi, così la luce delle galassie diventava rossa perché le galassie si stavano allontanando tutte dalla nostra posizione. Nel 1929, gli astronomi Edwin Hubble e Milton Humason notarono che c’era una precisa relazione di proporzionalità tra la velocità di allontanamento delle galassie e la loro distanza da noi. In altre parole, se la distanza di una galassia era doppia di un’altra, anche la sua velocità era due volte più grande. Alcuni anni prima, nel 1927, il fisico belga Georges Lemaître aveva usato le equazioni della teoria della relatività generale di Albert Einstein per sviluppare un modello che potesse spiegare la

struttura geometrica e il comportamento dell’intero universo. Secondo la nuova e rivoluzionaria visione einsteiniana, la materia curva lo spazio e il tempo, e la gravità è la manifestazione concreta di questa curvatura. Il modello cosmologico di Lemaître partiva da questa visione e la elaborava traendone una conseguenza sconcertante: l’universo non era in media statico e immutabile, come si era sempre pensato prima di allora, ma cambiava nel tempo. La distanza tra due punti qualunque dello spazio diventava gradualmente più grande: ogni galassia, dunque, si allontanava da qualunque altra galassia, con una velocità proporzionale alla distanza che le separava.

Nei primi due decenni del XX secolo, gli astronomi si accorsero di un fatto piuttosto sorprendente. La luce delle galassie distanti era sistematicamente arrossata, ovvero spostata verso le lunghezze d’onda più grandi dello spettro visibile.

Una possibile spiegazione del fenomeno era che esso fosse dovuto al cosiddetto “effetto Doppler”: proprio come il tono della sirena di un’ambulanza

*Professore associato in Astronomia e Astrofisica - amedeo.balbi@roma2.infn.it

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Foto: NASA, ESA, CSA, e STScI

In sostanza, anche se Hubble e Humason non erano a conoscenza di questa previsione, il modello cosmologico di Lemaître non solo spiegava le loro osservazioni in modo convincente, ma offriva anche una solida interpretazione fisica. Tuttavia, il modello di Lemaître comportava un'altra implicazione stupefacente: se l'universo stava espandendosi e aveva sempre seguito la stessa legge, allora doveva esserci stato un momento nel passato in cui le distanze tra tutti i punti dello spazio erano nulle. In altre parole, l'universo in espansione non poteva essere esistito da sempre; doveva esserci stato un istante iniziale, un “tempo zero” da cui aveva avuto origine la sua evoluzione. Nonostante fosse

basato sulle equazioni della relatività generale, il modello incontrò la resistenza dello stesso Einstein, che giudicava “abominevole” l’interpretazione fisica ipotizzata da Lemaître. Ad ogni modo, da allora il modello di universo in espansione, comunemente noto come "Big Bang", è stato ulteriormente sviluppato e approfondito, e ha superato con successo tutte le verifiche osservative a cui è stato sottoposto. Oggi, rappresenta il miglior modello a nostra disposizione per comprendere l'evoluzione del cosmo nel corso degli ultimi 13,8 miliardi di anni, l'intervallo di tempo che, secondo le misure più accurate, ci separa da quel decisivo momento iniziale. Tuttavia, c’è ancora un aspetto

che rimane avvolto dall'incertezza, e cioè proprio il meccanismo da cui tutto avrebbe avuto origine. Avvicinandoci all’istante iniziale, la nostra conoscenza è ancora imperfetta, poiché non abbiamo un modo per conciliare le due grandi teorie che costituiscono i pilastri della nostra comprensione della realtà: la relatività generale e la meccanica quantistica. Questa sfida è una delle più intriganti e complesse della fisica moderna. Mentre il modello del Big Bang continua a guidare le nostre ricerche sull'universo, il significato profondo del suo “tempo zero” è ancora un mistero da risolvere.

Fonti

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HIKIKOMORI A SESSO ZERO

di Andrea Sansone*

di migliaia che transitano nelle diverse Facoltà, ma è anche un ragazzo che, da qualche tempo, ha progressivamente scelto di distanziarsi dai contesti sociali. In un nostro primo contatto via e- mail, Luca si è auto-definito un Hikikomori , usando il termine giapponese che indica chi preferisce vivere in disparte e ritirarsi dalla vita sociale. Come prevedibile, Luca ci ha chiesto un consulto in remoto. «Vorrei parlarle della mia sessualità: mi sono confrontato con altri ragazzi come me, e ho qualche dubbio che vorrei risolvere con gli esperti sessuologi medici».

pomeriggio di settembre, entrambi affacciati a un’asettica finestra di Teams attraverso la quale Luca mi racconta la sua storia: una famiglia con qualche problema, ma come tante, con un padre un po’ assente e una madre un po’ troppo presente; un periodo di crisi adolescenziale aggravato dal lockdown; una forte spinta a essere sempre il meglio del meglio per non deludere le aspettative. Un cocktail che, iniziata la vita universitaria, ha fatto implodere Luca, che da tempo non segue più le lezioni in aula e non dà esami, preferendo invece passare le sue giornate fra computer, console e libri.

«Ma zero zero?» «Sì, doc, assolutamente zero».

Luca (nome di fantasia) è uno dei tanti studenti del nostro Ateneo che si rivolge al servizio di consulenza sessuologica – SeCS Cathedra – messo gratuitamente a disposizione degli studenti e dei dipendenti di Tor Vergata dalla Cattedra di Endocrinologia e Sessuologia Medica (ENDOSEX) del Prof. Emmanuele A. Jannini, in attesa che il Servizio Sanitario Nazionale si accorga che la salute sessuale è un aspetto irrinunciabile della salute generale. Luca è uno studente fra le decine

Ed eccoci qui, in un caldo

*Ricercatore di tipo B in Endocrinologia - andrea.sansone@uniroma2.eu

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L’ipotalamo – il “sistema operativo” dell’organismo – istruisce il corpo alla riproduzione, così come a quelle reazioni “istintuali” come la fuga dinanzi a un pericolo o la necessità di soddisfare bisogni primitivi come fame e sete. In parole povere, la sessualità è parte “innata” del comportamento umano, come accade per molti animali: da un punto di vista prettamente biologico, il sesso è il meccanismo tramite il quale cerchiamo di riprodurci e di trasmettere i nostri geni. La pulsione verso la sessualità è frutto di diversi fattori comportamentali, biologici, psicologici, relazionali, che insieme contribuiscono a plasmare identità di genere e orientamento sessuale. In condizione di pericolo, come ad esempio durante una malattia, il corpo mette in atto complessi meccanismi psico-neuro- endocrinologici che servono, sostanzialmente, a far capire che

«Doc, come le dicevo, spesso mi trovo a parlare online con altri ragazzi come me» – mi dice, mentre con le mani fa un gesto per mostrarmi la sua stanza – «e così mi son venuti dubbi sulla mia sessualità. Leggo di persone simili a me che però, nonostante l’isolamento, trovano ancora piacere sessuale, ma in piena onestà... in una scala da uno a cento, per me il sesso, in tutte le sue sfaccettature, mi interessa proprio zero», come dicevamo nell’incipit. Luca è “perplesso” dalla sua asessualità: un concetto che non è ancora del tutto chiaro a molti, anche fra gli esperti di

sessuologia, e che spesso viene sminuito dai media. Luca ha letto molto online, e si domanda se la sua vita da Hikikomori sia una concausa del suo disinteresse nei confronti del sesso, o se ci sia altro da indagare. Il tema dell’asessualità comincia solo ora a essere studiato in medicina sessuale. La sessuologia medica, di cui l’Università di Tor Vergata rappresenta uno dei più importanti centri al mondo per produzione scientifica, offerta formativa e riconosciuto hub di contatti internazionali, ci insegna: il sesso non è una parte “secondaria” del nostro stato di salute, anzi, è un’ottima spia per capire come funziona tutto il corpo.

non è il momento idoneo a pensare alla riproduzione e quindi al sesso.

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È dunque l’asessualità sintomo di malattia? Molti asessuali direbbero certamente di no. Ma la risposta più corretta che si può dare è: dipende.

Esistono condizioni mediche, come la carenza di alcuni ormoni, che portano allo sviluppo del cosiddetto disturbo del desiderio sessuale ipoattivo – cioè a un progressivo disinteresse nei

verso persone con cui sussiste un forte coinvolgimento emotivo ( demisessualità ) . C’è poi anche chi sperimenta passioni romantiche nei confronti di un o

“clinica” del suo essere Hikikomori . Stiamo percorrendo un percorso di onesta autocoscienza di Luca che già promette di ritornare in aula perlomeno per mettersi alla prova e capire meglio se la sua scelta è tale, cioè libera da condizionamenti, o è la “sindrome della Volpe e l’Uva”: una rinuncia generata dalla difficoltà o presunta incapacità di raggiungere l’obiettivo, in questo caso sessuale. Certamente, la sua storia di “zero” sesso insegna che la sessualità non è solo la più affascinante e stimolante attività umana, alla base della stessa vita, ma un “sintomo” complesso da riconoscere, gestire e curare quando malato, come efficacissima rappresentazione della salute generale, di quella psicologica e, naturalmente, di quella relazionale.

una partner, senza tuttavia percepire in alcun modo lo stimolo ad avere rapporti sessuali. Ed esiste infine,

confronti della sessualità: tuttavia è raro che queste

situazioni diventino così gravi da causare un completo distacco nei confronti del sesso. Esistono poi condizioni di vulnerabilità psicologica o psichiatrica come la depressione o i disturbi di personalità, in cui la mancanza di attrazione sessuale è comune. Anche una omosessualità nascosta e non accettata per colpa di un ambiente familiare e sociale omofobo può essere alla base di una rinuncia al sesso. Esistono anche condizioni in cui l’asessualità è invece essa stessa un orientamento sessuale, o per meglio dire, parte di uno spettro di orientamenti che spazia dal completo disinteresse (asessualità) all’attrazione solo

verosimilmente, chi è asessuale perché ancora non ha incontrato quella persona che funzioni da “innesco” nei confronti di un

aspetto della sessualità probabilmente sopito.

La domanda di Luca, espressione della Covid-generation, probabilmente, cade in un contesto sociale molto particolare, in cui l’isolamento contribuisce ulteriormente a creare una barriera che frena le fisiologiche pulsioni, sessuali e non solo. In questo specifico caso è difficile capire se l’asessualità di Luca sia un orientamento sessuale, o una manifestazione

Fonti

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ZERO IN CONDOTTA? «My reflection, dirty mirror / There’s no connection to myself I’m your lover, I’m your zero / I’m the face in your dreams of glass». The Smashing Pumpkins, Zero , 1995

di Carlo Cappa e Francesco Fabbro*

o minaccia, nella sua ambigua oggettività il voto numerico è percepito quale vessillo dell’autorità – addirittura, in alcuni casi, dell’autorevolezza – degli insegnanti. Eppure, nonostante abbia accompagnato il farsi dei sistemi d’istruzione, questa immagine della valutazione ridotta a numero è indebita e si nutre di equivoci ampiamente diffusi, sia tra chi insegna sia all’esterno delle istituzioni educative.

esperienza sia familiare anche a chi sta leggendo queste righe. Nulla di sorprendente. Nel sentire comune, il numero incarna la valutazione: è chiaro, facilmente maneggiabile e comunicabile, immediatamente comprensibile. Proprio il contrario degli individui. Esso dà una mano di vernice uniforme, livellando differenze singolari e stilando classifiche nelle quali a ciascuno è assegnato il suo posto. Premio o punizione, sprone

«Allora, com’è andata? Quanto hai preso?»

Contuttoché siamo stati studenti in anni differenti, la nostra quotidianità tra i banchi di scuola e università è stata ugualmente caratterizzata da domande similari e crediamo che, pur con diverse sfumature, tale

*Professore ordinario in Storia della Pedagogia - carlo.cappa@uniroma2.it Ricercatore di tipo B in Pedagogia sperimentale - francesco.fabbro@uniroma2.it

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La storia dei sistemi d’istruzione è segnata da un’evidente forza d’inerzia che, nel tempo, ha oscillato

tra consapevole difesa della tradizione e colpevole ignavia.

In Italia come all’estero, anche oggi, nello sfaccettato orizzonte dell’educazione formale vi sono questioni che, nonostante siano cruciali per determinare la propria visione di scuola e università, sono affrontate con noncuranza per l’ostinato perdurare di abitudini inveterate. Quando maturano propizie condizioni sociali, culturali e politiche, però, alcune di tali questioni, di solito guardate ma non viste, balzano prepotentemente alla ribalta e diventano oggetto di aspro dibattito, ingenerando tensioni che, invece di essere sciolte grazie ad acquisizioni condivise in seno alla comunità accademica, si radicano in istanze identitarie foriere di contrapposizioni senza sbocco e ostili a qualsivoglia tentativo di mediazione. Tale dinamica è rintracciabile anche nelle recenti discussioni attorno alla questione del “voto in condotta” che, per altro, s’inserisce in un momento di convulsi cambiamenti: dalla formazione iniziale degli insegnanti al profilo degli istituti tecnici, dalla valutazione nelle scuole primarie all’orientamento, molte coordinate che definivano la nostra istruzione sembrano in

cerca di inediti posizionamenti. D’altronde, anche senza evocare la lezione di John Dewey, è ben noto quanto scuola e società siano legate a doppio filo e, quindi, non stupisce che gli attuali sommovimenti che scuotono le fondamenta dell’Europa tutta si riverberino in quelle istituzioni che dovrebbero formare cittadine e cittadini di domani. Rivolgendosi alla nostra comunità accademica, questo breve contributo ha l’intento, attraverso l’approfondimento di una questione minuta, di ribadire l’importanza di far sentire voce di studiose e studiosi nel dibattito pubblico, sia attraverso i canali propri delle discipline sia grazie alla promozione di una divulgazione alta che, senza la pretesa di avere l’ultima parola, possa instradare il confronto in seno alla società civile, evitando così tediosi ritornelli e vicoli ciechi.

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l’insufficienza o agli Stati Uniti che, pur nelle differenze tra gli stati, hanno solo due voti – la D e la F – con la medesima funzione. Gli studi docimologici, da più di cinquant’anni, ci rendono edotti sulle criticità di usi fondati su una timorosa pigrizia; la comparazione ci rassicura sulle possibilità di pensare altrimenti l’istruzione, senza tuttavia illuderci su facili importazioni di prassi invalse in realtà estere. Siamo coscienti che parte del mondo della scuola – che trova manforte in intellettuali tanto propensi a discettare di questioni esterne ai loro studi quanto svogliati nell’intraprenderne i necessari approfondimenti – stanco di un’ipertrofia normativa, guardi

con sospetto a qualunque tentativo di riforma e che

suggerire metodologie fondate su una valutazione davvero formativa appaia come un indebolimento del ruolo dell’istruzione. Ciononostante, auspichiamo che un disegno di legge come quello ora in discussione, “Revisione della valutazione del comportamento delle studentesse e degli studenti”, nel quale alla misurazione della condotta, con stolida faciloneria, è assegnata una nuova centralità valutativa, possa essere criticato, superando steccati eretti con l’illusione di proteggere una cittadella che, seppure reggesse al vento di cambiamenti necessari, si rivelerebbe, ancora una volta, abitata da una stantia idea di tradizione e inospitale per i nostri giovani.

Sgombriamo il campo da fraintendimenti: la ricerca pedagogica, come ogni campo delle scienze umane, non è mai prescrittiva. Ben diversamente, riguardo all’atto educativo, quando i percorsi abituali si fanno impervi, essa indica nuovi sentieri da imboccare.

Così per le metodologie, così per la valutazione. Ciò, sia chiaro, non apre all’arbitrio: abbiamo robuste evidenze circa l’efficacia della valutazione formativa, basata sulla descrizione puntuale e circostanziata di livelli di apprendimento e competenze e, al contempo, sappiamo come molti sistemi d’istruzione più performanti del nostro adottino strumenti valutativi molto differenti. Si pensi, ad esempio, a Germania e Austria, con un solo voto – il 5 – per indicare

Fonti

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SE SIAMO A ZERO, ABBIAMO VINTO Zero: un numero che dice molte cose sul futuro del nostro pianeta ma anche un numero che recentemente è stato utilizzato in diverse accezioni per definire obiettivi climatici, economici ed energetici europei. Infatti espressioni come "emissioni zero", "emissioni nette zero" e "neutralità carbonica" sono sempre più veicolate e vincolate a concetti chiave nella lotta contro i danni provocati dal cambiamento climatico. Proviamo a chiarire i diversi significati di queste espressioni: Emissioni zero: Le "emissioni zero" si riferiscono a una situazione in cui un'attività, un'azienda, un settore o persino un intero paese non emette alcun gas serra nell'atmosfera. Ad esempio, un'azienda potrebbe raggiungere le emissioni zero utilizzando solo energia da fonti rinnovabili e migliorando l'efficienza energetica. Neutralità carbonica: La "neutralità carbonica" rappresenta il bilanciamento tra le emissioni di anidride carbonica prodotte dall’attività umana e quelle rimosse o compensate in modo che l'impatto complessivo sia zero. Queste azioni di rimozione includono la riforestazione e l’utilizzo di tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio. Emissioni nette zero: Con l’espressione "emissioni nette zero" si intendono, infine, tutte quelle azioni volte a compensare le emissioni di tutti i gas serra (non solo l’anidride carbonica ma anche il metano e gli altri potenziali gas climalteranti) attraverso la loro rimozione.

di Cristina Cornaro, Marcello Petitta e Andrea Volterrani*

*Professoressa associata in Fisica Tecnica Ambientale - cornaro@uniroma2.it Ricercatore di tipo A in Fisica Tecnica Ambientale - marcello.petitta@uniroma2.it Professore associato in Sociologia dei Processi culturali e comunicativi - andrea.volterrani@uniroma2.it

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cambiamento climatico e nel perseguimento di un futuro più sostenibile per il pianeta, che coinvolga tutti gli Stati. Per esempio le politiche europee fissano al 2050 il raggiungimento di emissioni nette zero e uno degli strumenti più efficaci per raggiungere questo obiettivo è l’utilizzo delle fonti rinnovabili. Nell’ambito della fonte solare, si sta consolidando la tecnologia agri-voltaica che, utilizzando pannelli solari su terreni agricoli, combina la produzione di energia solare con l'agricoltura, permettendo un doppio utilizzo del suolo. Tramite i pannelli solari è possibile produrre energia verde che può alimentare le imprese agricole e le abitazioni circostanti. Allo stesso tempo, le colture possono crescere sotto queste strutture, beneficiando dell'ombra fornita dai pannelli.

In sintesi, "emissioni zero" indica l'assenza di emissioni di gas serra,

"emissioni nette zero" si riferisce a un equilibrio tra emissioni e rimozioni di gas serra e "neutralità carbonica" indica il raggiungimento di un equilibrio tra le emissioni di anidride carbonica e le azioni della sua rimozione o compensazione.

Tutti e tre questi concetti fanno contare e danno un peso allo “zero” soprattutto nella lotta al

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Perseguendo questa linea di azione l’ESTER lab – Dipartimento di Ingegneria dell’Impresa dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata sta lavorando a un progetto di ricerca europeo sull’agri- voltaico in serra agricola chiamato REGACE (https://regaceproject.com/).

Gli impianti di pannelli solari posti all'interno delle serre non interferiscono con la crescita delle piante, ma al contrario, si adeguano perfettamente alle loro necessità offrendo ombra, quando è necessario, e un miglior controllo dell'ambiente

REGACE intende mostrare che l'agri-voltaico è una via percorribile verso un futuro sostenibile e a emissioni zero. L'energia prodotta da questi impianti, infatti, non solo non emette gas serra ma evita anche che vi possa essere perdita di suolo agricolo, anzi questo viene

L'idea è che chi beneficerà di questa innovazione diventi parte integrante del processo di sviluppo e perfezionamento del nuovo prodotto, mettendo a fattor comune la propria conoscenza diretta nel campo. I miglioramenti alla qualità del suolo, l'aumento della biodiversità, le risposte innovative alla scarsità di acqua rappresentano le sfide per i prossimi due decenni; l’agri-voltaico rappresenta una delle possibili risposte ad un futuro in cui si conterà sempre di più perché si è a zero!

di crescita. Quando viene fornita ombra, infatti, si proteggono le colture più delicate, come bietole,

valorizzato ulteriormente proteggendo le colture e

producendo energia. Inoltre uno dei problemi spesso trascurati nella ricerca è l'impatto sociale della tecnologia sugli utilizzatori. L’obiettivo di REGACE è quello di coinvolgere agricoltori e agricoltrici a sviluppare insieme l'innovazione con un’azione di trasferimento tecnologico condiviso. Essi/e saranno direttamente coinvolti/e nello sviluppo e nella sperimentazione del fotovoltaico in serra durante tutto il corso del progetto, con metodi di partecipazione diretta ai test e alla ricerca.

pomodori e cetrioli, e si riesce a produrre contemporaneamente energia perché i pannelli sono orientati verso il sole. Al contrario, quando la pianta ha bisogno di crescere, si orientano i pannelli in modo che il sole possa arrivare alle piante diminuendo quindi la produzione di energia. Il progetto inoltre esplora la possibilità di utilizzare anidride carbonica che, assorbita dalle piante, stimola la loro crescita anche in situazioni di luce ridotta.

Fonti

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LO SMART CONTRACT:

ATTENZIONE ALLO “ZERO” GIURIDICO!

di Benedetta Sirgiovanni*

Il termine zero ha una lunga storia e ha a che vedere con il concetto di ‘vuoto’. Probabilmente il simbolo 0 nacque contando con ciottoli sulla sabbia: quando si toglieva l’ultima pietra non rimaneva nulla, o meglio rimaneva soltanto un’impronta circolare.

Guidati dall’etimologia, ci si interroga se la tecnica e, in particolare, lo smart contract sia uno strumento per creare il ‘vuoto’ giuridico. Lo smart contract è costituito da un algoritmo che descrive le condizioni contrattuali. Le parole vengono trasformate in codici registrati sulla blockchain : il linguaggio naturale si trasforma in in-put attraverso l’uso della sintassi informativa. Lo smart

contract è, quindi, un’operazione matematica: un insieme di in-put che, in base ad una procedura, producono un out-put. Proprio perché la matematica si avvale di un linguaggio universale, si potrebbe arguire che lo smart contract sia lo strumento per superare nei contratti transfrontalieri le differenze presenti nei diversi sistemi giuridici nazionali,

*Professoressa associata in Diritto Privato - benedetta.sirgiovanni@uniroma2.it

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incarnando l’esempio perfetto del “ code is law ”, un nuovo tipo di “regolatore” delle relazioni contrattuali nello spazio virtuale.

Sembrerebbe, quindi, che lo smart contract possa ‘azzerare’ il diritto creando il ‘vuoto’ giuridico. Il ‘vuoto’ verrebbe, così, occupato dall’algoritmo. L’algoritmo sostituirebbe così il diritto … la tecnica - come preannunciato da Emanuele Severino - da ‘regolato’ diventerebbe ‘regola’. Ma se l’algoritmo assurge a regola è la stessa democrazia a vacillare. L’algoritmo è, infatti, creato dai programmatori di software , i quali, se non seguono nella creazione dell’algoritmo delle regole, assurgono essi stessi a nomoteti. Se, infatti, è vero che la matematica si avvale di un linguaggio universale, l’osservatore attento non può non rilevare che negli smart contract il linguaggio matematico presuppone la “ traduzione” del linguaggio naturale: è, infatti, l’informatico, che crea il programma, a tradurre in algoritmi i concetti tratti dal linguaggio naturale. Ne consegue che l’informatico assurgerebbe a legislatore, qualora, nel creare gli algoritmi, non seguisse le norme giuridiche.

artificiale, che consente alla macchina l’apprendimento automatico, l’algoritmo, creato all’inizio dal programmatore ‘umano’, potrà, nel medio periodo, essere modificato dalla stessa macchina, la quale, se è legibus soluta , perché non programmata a seguire determinate regole, diverrà essa stessa nomoteta, ovvero legislatrice. Il diritto non può, quindi, sottrarsi al suo compito di dar forma ad eventi di per sé muti, rendendoli visibili, intellegibili, riconoscibili indicando agli informatici la direzione verso cui dirigersi nella

costruzione del ‘code’. Lo smart contract potrebbe, così, costituire l’occasione per creare – tramite la redazione di una convenzione internazionale sottoscritta dal più alto numero di Stati – un diritto contrattuale uniforme almeno per i contratti business to consumer, estendendo la disciplina a tutela del consumatore oltre i confini dell’Unione Europea. La tecnica e, in particolare, internet e le blockchain spingono il giurista a trovare soluzioni normative che vanno oltre i confini nazionali e anche europei.

Inoltre, grazie all’intelligenza

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tradizionale e nelle disposizioni normative, linguaggio che, per definizione, è ambiguo e soggetto ad interpretazione, in codici aventi struttura binaria, le cui variabili assumono solamente i valori vero e falso, generalmente indicati rispettivamente come 1 e 0. Siamo consapevoli delle difficoltà connesse a tale sfida, ma anche della circostanza che soltanto in tal modo il diritto continuerà ad essere lo strumento per regolare la tecnica e per garantire il rispetto dei diritti su cui si basano le nostre democrazie. L’alternativa sarebbe, quella, di lasciare all’informatico ‘adespota’, prima, e alla macchina, dopo, la costruzione del ‘ code ’, con la conseguente probabile compromissione dei principi fondanti delle nostre democrazie, quali il principio di eguaglianza e di non discriminazione.

Nelle more della redazione di una auspicata convenzione internazionale, l’interprete non può che ricondurre gli smart contract nell’alveo di contratti a distanza con la conseguente applicazione della normativa a tutela del consumatore. Lo smart contract e, quindi, l’algoritmo sarà legittimo soltanto se viene programmato nel rispetto delle norme giuridiche. In particolare, sarà opportuno che l’algoritmo sia costruito in modo da adempiere agli obblighi informativi, da attribuire al

consumatore il diritto di pentimento, da assolvere l’onere di redigere un testo contrattuale chiaro e comprensibile.

L’informatico e l’ingegnere, con il necessario supporto del giurista, dovranno tradurre in linguaggio informatico le norme giuridiche: questa la sfida da affrontare nei prossimi anni.

Certamente la sfida non sarà semplice, in quanto occorre tradurre il linguaggio naturale, presente in un contratto

Fonti

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OBIETTIVO ZERO: DIFFONDERE IL MESSAGGIO DELL’AGENDA 2030

di Gloria Fiorani e Chiara Di Gerio*

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato, il 25 settembre 2015, l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un Programma d’azione per le persone, la prosperità e il pianeta, articolato in 17 Obiettivi (SDGs - Sustainable Development Goals), cui corrispondono complessivamente 169 target, che i 193 Paesi membri firmatari si sono impegnati a perseguire entro il 2030. Tra le caratteristiche innovative dell’Agenda 2030, indispensabili al suo raggiungimento, si riconosce la necessità della partecipazione di tutti al cambiamento, ovvero, per il perseguimento efficace degli SDGs, occorre fare affidamento su un approccio che incoraggi l’impegno di tutte le componenti della società, dalle imprese ai governi, dalle organizzazioni della società civile ai singoli cittadini.

Eppure, secondo recenti studi, il grado di conoscenza dell’Agenda 2030 e il livello di consapevolezza riguardo gli SDGs sembrano essere ancora modesti nei Paesi sviluppati e ancor di più nei Paesi in via di sviluppo. Ciò determina la necessità di ulteriori sforzi per sensibilizzare la popolazione su questi obiettivi, al fine di assicurare che la collettività sia pienamente coinvolta nel loro raggiungimento. Comunicare, creare consapevolezza intorno agli SDGs, risulta essere, dunque, un passo cruciale per attuare con successo gli Obiettivi dell’Agenda 2030. Ai 17 Obiettivi individuati dalle Nazioni Unite è pertanto essenziale aggiungerne uno, l’SDG Zero (Lavazza, 2018), inteso come l’obiettivo che ha il

compito di diffondere il messaggio degli SDGs e di promuovere una cultura

sull’Agenda 2030, fungendo da fondamento per la creazione di consapevolezza e catalizzatore del cambiamento, indispensabile per una piena realizzazione dell’Agenda 2030.

*Professoressa associata in Economia Aziendale - fiorani@economia.uniroma2.it Dottoressa di ricerca in Economia - di.gerio@economia.uniroma2.it

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Consulta il Rapporto di Sostenibilità di Ateneo per conoscere gli impegni sul fronte dello sviluppo sostenibile

In tale panorama, le Università, per le missioni tradizionali perseguite (ricerca e didattica) e le attività istituzionali che promuovono, svolgono un ruolo chiave nello sviluppare le conoscenze ma soprattutto, in ottica di terza missione, nel diffondere la cultura dello sviluppo sostenibile fra i propri interlocutori interni (studenti, ricercatori, docenti, personale tecnico-amministrativo e bibliotecario) ed esterni (fornitori, partner, istituzioni, cittadini, ex studenti), stimolando l’engagement.

Alcuni Atenei, come l’Università di Roma Tor Vergata, sono stati in questi anni capaci di promuovere e partecipare attivamente al cambiamento, sviluppando un ricco programma di attività di terza missione finalizzate a creare una cultura degli SDGs tra i propri stakeholder interni ed esterni, attraverso ad esempio l’organizzazione di mostre d’arte, ecoforum e hackathon a sfondo sociale, ambientale ed

Climate (CAI – Club Alpino Italiano ) e M’illumino di meno (Rai Radio2 – Caterpillar), o lanciati dall’ASviS (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile), come il Festival dello Sviluppo sostenibile, la più grande iniziativa italiana per sensibilizzare e mobilitare cittadini, imprese, associazioni e istituzioni sui temi della sostenibilità e realizzare un cambiamento culturale e politico

economico, tornei di biliardino a sostegno di bisogni sociali, cash mob e risto mob etici per premiare aziende sostenibili e responsabili, il lancio di campagne di civic crowdfunding a sostegno dei bisogni del territorio, la partecipazione attiva a concorsi, come Lavazza and Youth for SDGs (2018), e ad eventi promossi dalla RUS - Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile, come il Climbing for

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foto: sdgs.un.org

che consenta all’Italia di attuare l’Agenda 2030.

un Ateneo Sostenibile?” ha indicato di conoscere l’Agenda 2030 e l’impegno dell’Ateneo a favore dello sviluppo sostenibile) e partecipazione a livello territoriale. Lo stesso processo di declinazione dell’Agenda 2030 e della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile a livello locale si è concretizzato in alcune best practices (come nel caso della Città metropolitana di Roma Capitale, che ha assegnato all’Ateneo Tor Vergata un ruolo da regista/pivot) nella creazione di reti basate sul SDG 4 (Educazione di qualità) con il coinvolgimento attivo dei giovani, studenti di atenei e istituti scolastici che insistono sul territorio, in laboratori di innovazione sociale partecipati (modello ReST - Rete per lo Sviluppo sostenibile del Territorio) ispirati ai Laboratori Nuova Economia “Prepararsi al Futuro” – Progettare e innovare in ottica sostenibile, promossi dall’Ateneo Tor Vergata e giunti alla decima edizione, da cui sono nati negli anni interessanti progetti sostenibili in risposta ai bisogni del territorio e anche start up innovative, come, tanto per fare un esempio rimanendo in tema, Orto 2.0.

anche e soprattutto “dando l’esempio”.

Con l’obiettivo di formare cittadini responsabili pronti ad assumere comportamenti e stili di

L’esperienza dell’Ateneo Tor Vergata dimostra che, agendo in maniera proattiva e contribuendo positivamente alla diffusione della cultura e delle buone pratiche di sostenibilità tra i propri stakeholder, anche dando l’esempio, è possibile raggiungere un elevato livello di consapevolezza (ben il 79% degli intervistati nel 2022 nell’ambito della survey “Cosa ti aspetti da

vita sostenibili, è inoltre importante che gli Atenei

investano con convinzione in progetti sostenibili all’interno delle proprie sedi (come S.E.D.I.A., G.O.C.C.I.A. e C.A.R.T.A. dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata), in modo da educare allo sviluppo sostenibile

Fonti

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Le rubriche

On Air

attiva di una comunità che cresce, che comunica, che produce sapere e che si diverte facendo informazione e non solo. Musica, programmi e podcast saranno inseriti in un ricco palinsesto, che terrà insieme condivisione, formazione professionale, comunicazione e,

Prendete le cuffie e sintonizzatevi su

UniradioTorVergata, la nuova web radio di Ateneo che sta per accendere i propri microfoni per dar

vita e voce alla nostra poliedrica comunità universitaria.

ovviamente, il piacere dell’ascolto musicale.

Nata dalla volontà di creare uno spazio di comunicazione, condivisione e valorizzazione dell’identità universitaria, UniradioTorVergata sarà un colorato e movimentato luogo di incontro e di dialogo, di idee e di passioni, di voci, culture e nazioni diverse. Condividere linguaggi, dentro e fuori il percorso di studio, è infatti un modo per affrontare insieme la sfida del percorso universitario, sentirsi parte

Curiosi? scrivete a uniradiotorvergata@uniroma2.it e unitevi alle altre studentesse e altri studenti che, come voi, vogliono dar voce e forma alle proprie idee.

Radio.altervista.org

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può dare forma alle proprie idee e realizzare un proprio documentario sul tema indicato che contribuirà alla creazione di Ciak si gira candidati e delle candidate. A conclusione dei workshop, i/le partecipanti prepareranno un dossier di sviluppo e un teaser dei loro progetti, che saranno oggetto di una giornata di pitching in ciascuna delle tre un film finale di montaggio grazie al riuso delle diverse immagini, intuizioni e creazioni.

Cosa è un film partecipato? Si tratta di un nuovo modo di fare cinema, un progetto sostenibile, circolare e culturale di formazione e sostegno a giovani autori in cui ogni partecipante al progetto, La marechiarofilm, società di produzione cinematografica diretta dalla regista, sceneggiatrice e fotoreporter italiana Antonietta De Lillo, è alla ricerca di giovani talenti da coinvolgere nel progetto cinematografico di un film partecipato sul tema “L’uomo e la bestia” declinato in tutte le accezioni e letture possibili.

città nel mese di maggio, durante la quale una giuria qualificata selezionerà due vincitori/vincitrici per ciascun workshop. I/le sei vincitori/vincitrici potranno realizzare i propri progetti grazie al supporto economico, formativo e logistico della marechiarofilm che si occuperà non solo della produzione ma anche della distribuzione.

Come partecipare? Al link

https://n9.cl/marechiarofilm è possibile scaricare il bando per partecipare gratuitamente a uno dei workshop intensivi di preparazione e sviluppo delle opere documentarie. Gli incontri, che si terranno in tre città italiane diverse tra cui la nostra, si svolgeranno nei fine settimana di febbraio 2024 e permetteranno ai e alle partecipanti di acquisire la formazione necessaria ad intraprendere il percorso e a mettersi in gioco con le proprie idee. Al termine di ogni incontro saranno selezionati/e 10 autori/autrici, per un totale di 30 partecipanti in tutto, sulla base di una logline presentata e delle esperienze pregresse dei

Libera il tuo spirito creativo e dai forza alle tue idee!

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Smart cities e diritto internazionale

di Chiara Venturini*

La diffusione delle smart cities , volte a massimizzare la sostenibilità delle attività quotidiane proprie di una comunità locale, ha aperto interrogativi e piste di ricerca anche per gli studi giuridici.

internazionali: sia il Paris Agreement, che i Goals 11, 13 e 15 dell’Agenda 2030 che la New Urban Agenda considerano le autorità locali enti preposti ad adottare le politiche più efficaci per lo sviluppo sostenibile.

Le smart cities, seppur prive di soggettività internazionale, possono rappresentare lo strumento idoneo per un corretto adempimento degli

obblighi imposti agli Stati da accordi in materia di tutela ambientale e sostenibilità?

L’interrogativo è pressante anche per gli studi giuridici: le proiezioni dimostrano che sempre piùindividui abiteranno nei centri urbani. Per rispondere alle esigenze di sostenibilità, le città hanno adottato interventi normativi anche grazie alla creazione di networks tra autorità locali per o scambio di conoscenze e pratiche. La centralità degli enti locali è sottolineata nei recenti trattati

Le città sono inoltre al centro di una conferenza condotta sotto l’egida delle Nazioni Unite: Habitat III , convocata dall’Assemblea generale con il fine di rafforzare l’impegno globale per una urbanizzazione sostenibile al cui fine è stata istituita una taskforce di sindaci, The Global Taskforce of Local and Regional Governments.

Ricercatrice di tipo A in Diritto internazionale, Programma Operativo Nazionale “Ricerca ed innovazione” - chiara.venturini@uniroma2.it

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smart cities neutre dal punto di vista delle emissioni entro il 2030. La Commissione europea ha istituito lo Smart cities marketplace: si tratta di una piattaforma per stimolare l’incontro di piccole e medie imprese, istituti di credito, investitori; essenziali per la realizzazione di una città smart. Esempi di progetti promossi dalla Commissione europea sono Polycity, finalizzato a creare abitazioni più efficienti dal punto di vista termico ed energetico, e Atelier, per un’urbanistica integrata con la s mart mobility .

Tra i networks di coordinamento, finalizzati all’attuazione di politiche relative al cambiamento climatico e allo sviluppo sostenibile, non si può non menzionare la United Cities and Local Governments, un’organizzazione che riunisce enti locali, osservatore presso l’Assemblea generale e la International Organization for Migration. Nel settembre del 2020 la Banca mondiale ha istituito il City Climate Finance Gap Fund per sostenere le città nei paesi in via di sviluppo che intendano adottare politiche per la lotta al cambiamento climatico anche tramite l’impiego di tecnologie sempre più avanzate. Il fondo è promosso da una serie di Stati con la collaborazione di varie organizzazioni di sindaci (come C40) e la Banca europea degli investimenti. L’attività consiste nel fornire assistenza agli enti locali per lo studio di piani di investimento finalizzati alla carboneutralità; l’obiettivo è

creare un sistema sicuro ed affidabile, che favorisca il finanziamento di progetti per la tutela dell’ambiente e la creazione di città sempre più smart . Anche la politica regionale dell’Unione europea ha individuato nelle smart cities uno snodo strategico. Nel 2016 la Ue ha approvato la Urban Agenda: un accordo informale tra i Ministri degli Stati membri responsabili per materie urbanistiche. Sicurezza, riduzione della povertà, mobilità e problematiche abitative sono al centro dell’azione nel rispetto dei principi di sussidiarietà, proporzionalità e competenza. Le smart cities sono richiamate inoltre nel NextGenerationEU che, con l’EU Mission in 100 Climate-Neutral and Smart Cities cby 2030, introduce i Climate City Contracts ed ha il fine di istituire in Europa almeno 100

Gli obiettivi di sostenibilità e tutela dell’ambiente prescritti dagli accordi internazionali sembrano insomma trovare nelle smart cities uno degli strumenti più idonei.

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Tor Vergata is ranked #3 among Italian universities for Internationalization

Tor Vergata has been named by the Times Higher Education World University Rankings 2024 as the top university in Rome and the third institution in Italy for its internationalization policy. This remarkable accomplishment brings to light once again our university’s strong commitment to internationalization. Over the past few years, we have made substantial investments in international cooperation to promote and develop inclusivity

partnerships with universities and research institutions all across the world. Within the framework of international cooperation activities, Tor Vergata University of Rome focuses on research plans to advance education and knowledge, promoting transnational and interdisciplinary projects. In the last three EU multiyear budgets, our university has managed over 280 projects, including 97 from the FP7 program, 115 from Horizon 2020, 32 from the current Horizon Europe, and 7 Erasmus

and integration, reduce inequality, and enhance sustainability.

We have been implementing new strategies to boost the quality of our teaching and research, to make them more inclusive, and to articulate our vision of a global international reach through transnational

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projects, of which Tor Vergata has been the coordinator (excluding mobility actions); we have coordinated 72 projects. The budget allocation for Tor Vergata’s Horizon 2020 projects has been 46 million euros. Our university is an active member of several international networks, research programs and exchanges, underscoring our commitment to interdisciplinary research. We aim to harness the talent and expertise of the different disciplines and transform the academic landscape by means of research-focused

was dedicated to the "Erasmus World of Tor Vergata" and organized as part of the Erasmus Days celebrated all over Europe. Academic staff, administrative staff, and students from all around the world shared their Erasmus+ experiences: from Boston to Bilbao, from Zaragoza to Strasbourg, from Twente to Vaasa. They were welcomed by the General Director of the University, Dr. Silvia Quattrociocche, and the Rector's Delegate for internationalization, prof. Bianca Sulpasso, as well as by Dr. Vito Borrelli, representing the European Commission, and by Dr. Sara Pagliai, the Coordinator of the Erasmus+ Indire Agency. On that occasion, a new event called “A Coffee With”, organized by the Welcome Office, was presented.

for Tor Vergata is Prof Myrka Zago.

approaches, such as the Erasmus+ Joint Master program.

In the context of Erasmus+ and research, on November 29th, at the Erasmus+ 2024 Infodays in Milan, an event organized by the National Agency INDIRE, Tor Vergata will present the international Master's program at the Department of Physics: MASS (Master in Astrophysics and Space Science), an Erasmus+ Joint Master Program coordinated by Prof Nicola Vittorio. The project has been funded for 6 years by the EU under the Erasmus Mundus Joint Master program. Internationalization at Home: An Erasmus Day to showcase "The Erasmus World of Tor Vergata".

Also, the University has won the Erasmus+ call for European Alliances (European Universities Initiative) for the second time with the UNIVERSEH 2.0 project, securing European funding of 14.2 million euros. The goal of UNIVERSEH 2.0 is to promote an innovative and multilingual research program based on collaboration, innovative pedagogical approaches, and cross- sectoral curricula to generate industrial growth and resolve key societal challenges, making the Space sector more sustainable and ensuring that the EU remains a global leader in the New Space domain. The project coordinatorx

Among the significant internationalization and

networking activities carried out by the University, 12th October

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